Un approfondimento sul caso Travaglio-Grasso-Caselli

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo che ci viene da Maria Grazia Nichetti della Lista Civica Cormano che approfondisce gli aspetti meno superficiali della polemica Travaglio-Grasso.

Il contributo è una e-mail del magistrato Marco Imperato che richiama una lettera di Giuseppe Fici – sostituto procuratore Palermo.

In coda è di oggi la notizia della lettera di Giancarlo Caselli che si inserisce nel dibattito ma con un approccio più istituzionale.

————- e-mail di Marco Imperato  ———–

Carissimi,

vi inoltro con il suo consenso un’importante riflessione del magistrato siciliano Giuseppe Fici, oggi pm a Palermo e ai tempi della nomina di Grasso a Procuratore Nazionale Antimafia (PNA) membro del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM).

Come saprete anche di recente Marco Travaglio ha duramente criticato Grasso anche perchè approfittò di una legge contra personam che escluse dalla corsa Caselli per divenire PNA… dimostrando in questo ed in altri casi di essere un inquirente morbido col terzo livello e quindi non sgradito anche al centro destra.

Naturalmente Grasso è criticabile e io stesso guardo ad altri modelli, tuttavia il fatto di criticarne alcune scelte di merito (per esempio nelle indagini su Cuffaro) non credo che legittimi una battaglia manichea buoni contro cattivi, come se Grasso alla fine fosse un mellifluo traditore a disposizione del Cavaliere.

Fici, che votò Caselli pur stimando Grasso…, racconta tra l’altro che Grasso avrebbe con ogni probabilità vinto comunque anche senza la vergognosa legge che escluse Caselli durante la procedura.

Se il tema vi interessa, vi invito a leggere, riflettere e diffondere se volete.

Grazie
Marco Imperato

— La lettera di Giuseppe Fici – sostituto procuratore Palermo —

Ho ascoltato in televisione lo sprezzante giudizio di Marco Travaglio su Piero Grasso, neo presidente del Senato, ed avverto il dovere di intervenire nuovamente sulla vicenda della sua nomina a Procuratore Nazionale Antimafia; per offrire un contributo di verità (ero all’epoca componente del C.S.M. e della Quinta Commissione in particolare) e così spazzare via un’opinione tanto offensiva quanto infondata (secondo Travaglio, Grasso <ha ottenuto addirittura tre leggi, fatte dal centro destra, pur di far fuori Caselli e far passare Grasso alla Procura Nazionale Antimafia, leggi incostituzionali, che però Grasso ha utilizzato per diventare Procuratore Nazionale Antimafia, mentre il Governo gli faceva fuori il suo unico rivale>).

Ho avuto il privilegio di conoscere e frequentare i colleghi che hanno cambiato la storia nella mia terra, il cui nome mi astengo dallo scrivere per il profondo rispetto che serbo nei confronti loro e dei loro familiari.

Ma il loro sacrificio, estremo, intendo richiamare per dare il senso dello spirito che mi guida e mi anima in questa mia testimonianza.

Che avverto come un dovere.

Sono stato, nel corso degli anni prima sostituto procuratore di Giancarlo Caselli e, poi, di Piero Grasso e ciò che dovevo dire sul conto degli stessi l’ho affermato, da componente del Consiglio Superiore della Magistratura, in occasione del mio intervento nella seduta di plenum del 12 ottobre 2005 (che ho già riportato in calce nella mia precedente mail e che ancora riporto).

Chi mi conosce sa bene che sono distante anni luce da ogni forma di compiacenza e da ogni comoda equidistanza.

Se, pertanto, le mie sono state e sono soltanto parole di elogio, di stima e di gratitudine nei confronti di Giancarlo Caselli e Piero Grasso è perché i meriti dell’uno e dell’altro, nel contrasto al crimine mafioso, sono così straordinari, che puntualizzare eventuali difetti dell’uno o dell’altro sarebbe soltanto un presuntuoso fuor d’opera.

Ciò posto, ho già avuto modo di ricordare che in Commissione ho espresso il mio voto in favore di Caselli e non anche di Grasso.

Devo confermare il convincimento (che non era solo mio, ma di tutto il consiglio) che Piero Grasso avrebbe comunque prevalso in plenum su Giancarlo Caselli, anche senza l’intervento della maggioranza parlamentare della Casa delle Libertà, che è intervenuta sul concorso in atto con una modifica di legge.

Convincimento fondato, innanzi tutto e soprattutto, sulla proiezione dei voti espressi in Commissione, posto che in favore di Grasso si erano pronunciati il laico di centro destra ed i togati di Unicost e Magistratura Indipendente, con una prospettiva di almeno 14 voti sicuri in plenum.

Ma cosa è successo dopo la delibera di Commissione del 12 luglio 2005?

A quella data, la legge di riforma dell’ordinamento giudiziario (che, con l’allora noto emendamento Bobbio, avrebbe tolto ex tunc la legittimazione a partecipare al concorso a Giancarlo Caselli …. incredibile ma vero!) non era ancora legge, anche se la sua approvazione era molto vicina (sarebbe, poi, stata definitivamente approvata il 30 luglio successivo).

Il Consiglio Superiore della Magistratura avrebbe, dunque, potuto anticipare il legislatore, sol che le due proposte fossero state portate in plenum a distanza di pochi giorni dalla seduta di Commissione, come pure era possibile fare.

Perché ciò non avvenne?

Il verbale della menzionata seduta di plenum del 12 ottobre 2005 è eloquente: la pratica non venne trattata in plenum, prima della temuta riforma, perché il relatore della proposta in favore del dottor Caselli non predispose in tempo la motivazione, a differenza del consigliere De Nunzio, relatore della proposta in favore del dottor Grasso, che invece fu tempestivo depositando la sua proposta il 18 luglio, in tempo utile per la trattazione in plenum prima della pausa estiva.

Cosa può significare tutto ciò?

Anche in questo caso rimando al verbale della seduta di plenum.

Ma ciò che, in coscienza, ritengo di poter affermare è che il relatore della proposta Grasso ha fatto del suo meglio per far votare il plenum prima dell’intervento del legislatore; mentre, il relatore della proposta Caselli non ha mostrato analogo interesse.

Approvata ed entrata in vigore la riforma e, così, rimasta esclusa per legge la legittimazione di Giancarlo Caselli, si è prodotto il vulnus alle prerogative costituzionali del C.S.M., che ha dovuto rinnovare la votazione in Quinta Commissione, dove Grasso (non concorrendo più Caselli) ha ottenuto cinque voti, con una sola astensione.

Poi, in plenum, (l’unica) proposta Grasso è stata approvata, con il voto dei laici di centro destra e di quelli di centro sinistra, e con quello dei membri togati di Unicost, Movimenti e Magistratura Indipendente, con la sola astensione dei cinque colleghi di M.D.

Se questi sono i fatti, la vicenda normativa che vide il legislatore di centro destra impegnato ad interferire, in modo all’evidenza incostituzionale, su una procedura di nomina di un incarico direttivo di competenza dell’organo di governo autonomo della magistratura, al dichiarato fine di escludere uno dei più accreditati concorrenti, non può essere raccontata come, con brutale ed inesatta sintesi, hanno fatto prima il candidato premier Antonio Ingroia e, poi, il giornalista Marco Travaglio.

L’intervento a gamba tesa del legislatore di centro destra, che aveva il dichiarato fine di danneggiare Giancarlo Caselli ed umiliare il C.S.M. nelle sue prerogative costituzionali, ha finito infatti per danneggiare anche Grasso, la cui nomina è rimasta macchiata da una procedura che è rimasta turbata dalla riforma, ma anche da chi non ha fatto il possibile per bruciare nei tempi il legislatore.

Giuseppe Fici

sostituto procuratore Palermo

—- Lettera Caselli —-

lettera Caselli

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